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Greatest Pills /

Astral Engineering Chronoglide

  • Label / Worm Interface
  • Catalog / wi001
  • Format / CD
  • Released / 1994
  • Style / ,
  • Rating /
    8.5/101
Astral Engineering ‎– Chronoglide

Simon Rees ricorda con piacere quegli anni.

“Grazie per la tua email, è sempre un’immensa soddisfazione scoprire gente che apprezza la tua musica anche dopo tutti questi anni! In quel periodo (1993-1994 n.d.r.) ero nel pieno del mio entusiasmo per la scena Chill Out inglese ed univo questo alla mia passione per i suoni del dub e della techno. Frequentavo lo storico negozio Ambient Sono ed entrai in sintonia con il proprietario, Ronnie Rocket che mi chiese di poter pubblicare Chronoglide su CD per la sua label Worm Interface. L’album era stato originariamente pensato e registrato su cassetta con sei brani, ma vista l’opportunità del CD ne approfittai per inserire ulteriori due brani che nel frattempo avevo prodotto.”

Esser parte attiva di una scena in quegli anni coincideva spesso con il frequentare un negozio di dischi specializzato e quello di Berwick Street era senza dubbio uno dei posti in cui essere a Londra nei primi anni ’90. Un negozio che diede vita ad una label importante come la Worm Interface che per dieci lunghi anni ha pubblicato musica in tutti i formati, dalla cassetta al vinile ai cd, focalizzandosi sull’ambient nelle sue varie declinazioni.

Quello di Simon Rees fu il primo disco ad inaugurare il citato percorso, un album intitolato Chronoglide e pubblicato sotto lo pseudonimo Astral Engineering, un disco oggi difficile da trovare ma che lo stesso artista mette in download gratuito proprio in questi giorni sulla sua pagina bandcamp, un album che è il riflesso intatto di quel tempo al quale oggi è lecito guardare con malinconia.

“Ero concentrato sul produrre musica che potesse esser piacevole ascoltare dopo una serata in un club ma che allo stesso tempo sostenesse un ascolto più attento. Forse l’unica eccezione fu quella di Brainstrobe, un brano ritmico che suona comunque più morbido rispetto alla musica da club che ascoltavo in quel tempo.”

 Astral Engineering ‎– Chronoglide Sono otto i brani quindi, tutti molto lunghi, caratteristica comune agli album ambient del periodo, questo perché i brani venivano concepiti come vere e proprie sessioni dove il corpo stesso diventava materia ipnotica che potesse espandersi nel tempo. E’ proprio così che ha inizio il disco, negli oltre otto minuti di Wave Part, brano che sembra fluttuare in un’intro costante, con il suo groove circolare che gioca sul filo dell’acido fornendo materia mistica sulla quale si fonda tutto il mood del progetto. I brani seguono un filo conduttore che li unisce in un flusso nel quale è bello immergersi godendo poi a fondo delle soluzioni armoniche e dei substrati di rifinitura. La seguente Neural Net solidifica proprio questa convinzione, trascinandoci in un tunnel dall’atmosfera tetra che continua comunque a contenere elementi trainati dal brano d’apertura. Sono scale armoniche delicate, arpeggi e pads a tutto tondo impreziositi da registrazioni di suoni naturali, una sorta di new age computerizzata.
Ring è un prezioso scrigno ambient-techno che parte dalle acque ed arriva nello spazio in un viaggio ricco di elementi esotici e fiochi bagliori lunari.

Dopo il break techno di Brainstrobe si riparte con Bios, nella più classica delle incarnazioni ambient, con una melodia sospesa ed inafferrabile che fa da base ad un intricato ma leggero innesto ritmico. Nei momenti di solo del pattern melodico si ha quella sensazione di ipnosi pura che solo un loop perfetto sa dare. NGC 4512 prende in consegna la notte, fa sua l’oscurità illuminandola di un fioco bagliore, una melodia arpeggiata, il rinforzo di un rullante ed un basso che ondeggia, speciale nella sua semplicità. 2010 si avvicina alla trance nelle sue dinamiche vorticose ed in quel verme sonoro che ti si staglia nella testa, altra caratteristica di quella musica di confine che con pochi altri elementi potrebbe trasformarsi in tutt’altro. Beyond the x-ecliptic è un magnete cosmico, ha reminiscenze di vecchia elettronica tedesca, completamente convertita agli usi e costumi moderni, conclude un disco, conclude la stesura di un’idea.

“L’album è stato registrato utilizzando una strumentazione essenziale in varie stanze nei dintorni di Brighton tra il 1993 ed il 1994. Feci tutte registrazioni dirette su DAT utilizzando un sequenze MC50. Per comporre l’album utilizzai inoltre una Roland D70, un Akai S950, l’Alesis Quadraverb il Korg Monopoly ed un Desk Studiomaster, assistito dal mio amico Mark (Carroll n.d.r.) dei Mutagen.”

Chronoglide è il fedele documento di un epoca che non smetteremo mai di celebrare, contiene musica elettronica nella quale perdersi senza perder tempo a mutuarne pubblicamente lo stato.
Provate a viaggiare in libertà.