New York
Chicago
Detroit
Den Haag
Greatest Pills /

In The Beyond Volume One & Two

  • Label / Radioactive Lamb
  • Catalog / RAL 008 - RAL 009
  • Format / Vinyl
  • Released / 1993
  • Style / , ,
  • Rating /
    8.5/101
In The Beyond - Radioactive Lamb

Eravamo già entrati nel terriotorio Radioactive Lamb raccontandovi la storia di un album misterioso come Memoirs Of Reverend Cowhead & Sheriff Lamb Boy, disco che segnò la definitiva scomparsa dalle scene di questo collettivo londinese del quale si sa ancora troppo poco.
Nessuno dei nomi associati al progetto risulta infatti attivo in nessun’altra forma, ne musicale, ne digitale.

Vi parlammo quindi di un album, dell’unico album firmato con la sigla sociale fino a quel momento utilizzata soltanto come nome di una label, Radioactive Lamb appunto.

Oggi vi parleremo invece dell’unico album pubblicato dalla defunta label (ha un doppio numero di catalogo che lascerebbe interpretare il tutto come un doppio Ep ma package e struttura suggeriscono sia effettivamente figlio di un’unica sessione), un doppio vinile che porta la firma di In The Beyond, come da rito nessuna informazione in merito, se non il sospetto che tutto quanto pubblicato da ed in nome della label faccia capo ai quattro dichiarati membri che vogliamo ricordare di nuovo: Joseph Cicero, Paul Cutler, Tyrone Reece e Robert Murray.

 In The Beyond ‎– Volume One & Two Acquistai questo doppio a Roma nello storico Re-Mix di Via del Fiume, ed all’epoca la prima cosa che notai fu lo sticker segnato a penna, la copia 243 di 250. Ai tempi non si pensava a queste cose, ma stampe da 250 pezzi di un disco Techno-Ambient inglese era un fatto veramente singolare.

Altra cosa singolare era la musica contenuta nel disco, non a livello assoluto, ma rapportato alla label che fino ad allora era persa, anima e corpo, nella causa rave inglese.

In The Beyond è stato un cambio in corsa, una decompressione dopo gli eccessi dei rave, oltre che una sfida personale, quella di scrivere un album compiuto, intenso, dettagliato e che facesse leva su un impianto sonoro comunque maturato nel tempo, perché analizzando la discografia della label, anche nei brani più tendenti all’hardcore c’era sempre quel dna tutto inglese che regalava suoni crepuscolari e profondi.

Quindi in definitiva, il grosso passo in avanti fatto con questo bellissimo album è stato quello di reinventarsi in un impianto ritmico meno irruento ed in una serie di soluzioni melodiche che vanno a piazzare ampi pads dove prima c’erano tensioni pre-assalto ritmico. Qui si cerca la spazialità, in una forma nuova che eredita tutto dall’ambient e dalla nascente cultura inglese fatta di nomi come B12 e The Black Dog su tutti.

Già dal brano d’apertura, Arjana, è intuibile questo rito di passaggio fatto di un intro-spacey in crescendo e richiami percussivi tribali. La successiva Retro prende ancora più a cuore la causa etnica e mette insieme una melodia che profuma d’oriente con una serie di aperture di synth che messi insieme possono figurare come quei benedetti e strampalati tentativi house degli Orb.

Models chiude il primo lato con un nuovo divagare di tastiere che sul finale regala uno scorcio 4/4.

 In The Beyond ‎– Volume One & Two

La B-side è stupenda, Meadows inizia con il suono di un organo che cresce piano piano, immaginate un Badalamenti nello spazio, poi entra in un territorio deep techno limpido ed armonioso. Journey segue con un viaggio ambient fatto di glitch e melodie a loro modo soul, chiude il lato Odysseus (Prelude) tra sogni sintetici naturalmente beatless.

Il lato C apre con il brano che da titolo a lavoro e progetto, è un grandissimo esempio di ambient-techno inglese, con la ritmica spezzata ed una colossale parata di synths che alternano pacifici paesaggi a nervosi arpeggi. Segue Self-Amotive, strambo brano techno che apre con un tributo alla musica cosmica e chiude con un sample rock virato techno. La terza facciata chiude con l’ambient tropicale di Primrose tra atmosfere cupe e versi animali.

Renoir inaugura l’ultima side con un brano house strumentale di grande effetto, seguito a ruota dall’ambient ampia ed ariosa di Hunted. Il capolinea è un brano di techno-ferocia come Ride Yer Donkey, ecco tornare le memorie rave. Andrebbe ristampato.